EMERGENZA VITAMINA D. IN CALO TRA GIOVANI E ANZIANI

Gli ormoni che regolano i livelli di calcio e stimolano la crescita dei muscoli sono carenti tra giovani e anziani.

Per preservare la massa ossea nell’arco della vita abbiamo un’arma a nostro favore: si tratta della vitamina D, un insieme di ormoni che il nostro corpo sintetizza durante il giorno attraverso la pelle, grazie all’esposizione alla luce solare. In questi mesi però, secondo gli esperti, una carenza di questa vitamina colpisce l’80% delle donne e il 50% degli adulti, e i suoi valori sono a rischio anche nei giovani. Ecco perché mai come ora sono importanti le linee guida appena messe a punto da un pool composto dai massimi esperti italiani di tutte le discipline, noti a livello mondiale.
Il ruolo della vitamina è quello di ottimizzare la disponibilità di calcio e stimolare la crescita del tessuto muscolare, ecco perché mantenerne un livello sufficiente è importante sia per i più piccoli che per gli anziani, nei quali può prevenire il rischio di fratture. Ma in questo periodo di crisi ne sta calando la produzione da parte del nostro corpo, secondo le stime. La crisi infatti non colpisce solo le tasche, ma anche la salute: se le vacanze nei mari tropicali o in montagna diminuiscono, le ripercussioni si sentono anche nelle scorte di questa importante vitamina.
Per questo motivo le nuove linee guida comprendono informazioni dettagliate per la prevenzione e il trattamento delle carenze di questi ormoni, per tutte le fasce di età. “La pubblicazione delle Linee Guida della vitamina D ha lo scopo di far emergere il problema dell’insufficienza e della sua importanza per la salute scheletrica e numerose altre funzioni”, ha spiegato Salvatore Minisola, Past-President della Società Italiana dell’Osteoporosi del Metabolismo Minerale e delle Malattie dello Scheletro (Siommms), tra gli autori. “In questo modo, individuare le condizioni di carenza e trattarle sarà un obiettivo terapeutico facilmente raggiungibile.”

Oltre che dalla crisi, il problema deriva anche dal fatto che il tiepido sole invernale non può aiutare la produzione della vitamina D, come si potrebbe credere. “Al di sopra del 37° parallelo, che passa pressappoco a livello della città di Catania, nel periodo invernale non vi è la possibilità di produrre adeguate quote di vitamina D attraverso l’irradiazione solare”, ha continuato Minisola. Spiegando poi che questo fattore è accentuato nelle grandi città o negli altri luoghi in cui si hanno alti livelli di inquinamento. “A parità di esposizione solare, l’inquinamento atmosferico determina una minore penetrazione dei raggi solari fino alla superficie terrestre. È una situazione ampiamente accertata. Era alla base ad esempio dei numerosi casi di rachitismo osservati all’inizio del Novecento nelle città del nord Europa fortemente industrializzate”, ha spiegato.

Ma non si salva nemmeno chi invece ha continuato ad andare al mare sfoggiando abbronzature evidenti, visto che la melanina, la sostanza che determina il colore scuro, agisce da schermo per i raggi ultravioletti, che innescano la produzione della vitamina D.
Un ulteriore difficoltà sta nel fatto che la dieta spesso non basta per sopperire alla carenza di questi ormoni. Il pesce è ad esempio una fonte eccezionale di vitamina D, ma non sempre è presente sulle nostre tavole. “In particolare salmone e sgombro ne sono ricchi, e per questo andrebbero mangiati almeno tre volte alla settimana”, ha spiegato Minisola. “Solo che questo è proprio il tipo di pesce che è più difficile trovare nel menù degli italiani, non fanno parte della nostra tradizione culinaria mediterranea.”
Secondo gli esperti dunque è necessario controllare regolarmente i propri livelli di vitamina D ed è proprio questo il fulcro delle linee guida. “E’ importante eseguire un’attenta anamnesi al fine di valutare quale possa essere lo stato vitaminico D”, ha concluso il Presidente della Siommms. L’obiettivo delle linee guida è quello di cambiare l’approccio, di fornire sia agli specialisti, sia ai medici di famiglia, gli strumenti per ribaltare in positivo i numeri drammatici relativi all’incidenza del deficit, nei giovani e negli anziani. Riportare a un buon livello le scorte di vitamina D, infatti, è più che necessario anche quando è in corso una terapia farmacologica specifica per la prevenzione o la cura dell’osteoporosi. Studi scientifici hanno dimostrato infatti che l’effetto di questi principi attivi sul tessuto osseo è maggiore quando è presente la vitamina D nei giusti quantitativi.

24 novembre 2011
Fonte:
http://www.quotidianosanita.it/scienza-e-farmaci/articolo.php?articolo_id=6210

 

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