Esercizio fisico e Cuore

ESERCIZIO FISICO E FUNZIONE CARDIOVASCOLARE, MAI TROPPO TARDI, SEMPRE MOLTO UTILE.

PRIMA DELL’ANGIOPLASTICA VIENE LA GINNASTICA

Se i pazienti non prendono sufficientemente sul serio la raccomandazione di dedicarsi all’attività fisica è per via della relativa semplicità della prescrizione.
Eppure, dicono William Boden e collaboratori del Dipartimento di medicina dell’Albany medical college nello stato di New York, gli effetti positivi sono dimostrati sia in prevenzione primaria sia secondaria, come ben riassunto in un articolo di revisione pubblicato su Jama.

«Lo studio Courage ha dimostrato, ormai già qualche anno fa, che non vi sono differenze di risultato tra pazienti con ischemia cardiaca stabile trattati con coronaroplastica percutanea (Pci) e terapia medica rispetto a quelli trattati con la stessa terapia combinata con cambiamenti di stile di vita sostanziali» spiega Boden.
Le linee guida in materia consigliano, in effetti, di ricorrere all’intervento solo se le modificazioni di attività fisica e alimentazione si rivelano insufficienti, ma di fatto non è così che si comporta la maggior parte dei medici.

«L’ESERCIZIO FISICO HA UN EFFETTO ANTI-ATEROSCLEROTICO, ANTI-TROMBOTICO, ANTI-ISCHEMICO, ANTI-ARITMICO E INOLTRE MIGLIORA IL TONO DELL’UMORE» continua l’esperto. Riduce infatti la mortalità per tutte le cause del 20%, quella per cause cardiache del 26% e l’incidenza di infarto del 21%. L’esercizio cardiorespiratorio può essere espresso sotto forma di equivalente metabolico (Met), per cui 1 Met corrisponde circa a 3,5 ml di ossigeno per chilo di peso corporeo per minuto (ml/Kg/min), il che corrisponde a sua volta all’energia necessaria per l’omeostasi basale. Multipli di questo valore sono spesso usati per valutare i livelli relativi di dispendio energetico.
Ogni Met di aumento della capacità di esercizio fisico è associato a una riduzione mediana della mortalità del 16%, che si correla perfettamente con i benefici ottenibili, in termini di sopravvivenza, con aspirina a basso dosaggio, statine, betabloccanti e Ace inibitori dopo un infarto del miocardio.
«Per questa ragione le linee guida attuali raccomandano da 30 a 60 minuti di attività aerobica di intensità moderata per 5 giorni la settimana» conclude Boden. «Bisogna però arrivarci gradatamente per non innescare immediatamente nel paziente che ha già avuto un problema cardiaco un meccanismo di difesa che è frutto della paura e di convincimenti errati su quanto bisogna fare in prevenzione secondaria».
JAMA 2013; 309 (2): 144-145
17/01/2013
Fonti:
doctornews33

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