TOUR DEL MONVISO Presentazione

Tra le molte escursioni che si possono compiere sulle Alpi occidentali, l’anello attorno al Monviso è sicuramente una tra le più prestigiose, sia sotto l’aspetto escursionistico, sia sotto quello storico-ambientale.
L’itinerario che presentiamo prevede di compiere un largo anello che oltre ad interessare le valli piemontesi, sconfina per un breve tratto nel territorio francese del parco del Queyras consentendo di effettuare in otto tappe l’intero giro del Viso, in un ambiente estremamente vario e suggestivo.

Per i francesi il tour del Monviso è da anni un giro classico e grazie ad un’opera intelligente di divulgazione dell’escursionismo svolta su tutto il territorio nazionale, sono ormai migliaia gli escursionisti che confluiscono nella valle del Queyras attratti dalla prospettiva di compiere il giro del Viso.
Con la sua struttura isolata, che svetta nettamente al di sopra della catena alpina, il Monviso è troppo conosciuto per avere bisogno di lunghe presentazioni. I piemontesi che lo chiamano
“Brich’d Visou”, lo scorgono sempre all’orizzonte, gli italiani lo conoscono fin dai banchi di scuola elementare come padre del grande fiume Po’. Gli alpinisti sanno che la zona del Monviso è stata una delle culle dell’alpinismo europeo ed italiano. Ed è sulla sua vetta 3841 mt, in occasione della prima ascensione italiana, che Quintino Sella (allora trentaseienne Ministro delle Finanze) maturò la convinzione che anche in Italia fosse necessario costituire un Club Alpino. Era il 12 agosto 1863, poco più di due mesi più tardi, a Torino, in una sala del castello del Valentino, il 23 ottobre 1863, nasceva il Club Alpino Italiano.

Escursionisticamente parlando bisogna invece risalire a circa 25 anni prima per incontrare il primo inglese, il professore di filosofia J.D. Forbes, che raggiunge il Queyras deciso a compiere il periplo del Monviso. Impresa che portò a termine presumibilmente in 2/3 giorni partendo da Abries e toccando successivamente il colle delle Traversette, Pian del Re, laghi Fiorenza e Chiaretto, il colle di Viso, i passi san Chiaffredo, Gallarino e Vallanta per poi tornare in territorio francese.
Il giro che invece qui viene proposto è più ampio e prevede la partenza dalla Val Pellice, situata a nord rispetto al Monviso.

Per quanto riguarda l’aspetto fisico ambientale in cui si snoda l’itinerario, è indubbio che la presenza del Monviso, con la sua mole sempre incombente, sia la caratteristica saliente.
Ma come si conviene ad un vero sovrano, fanno da corona al Monviso una nutrita corte di belle montagne che superano i 3.000 metri.
L’origine glaciale delle valli che circondano il gruppo del Monviso è denunciata dalla conformazione a U con valloni ampi ed ariosi. Ne sono chiari esempi la valle del Guil in Francia, la conca del Prà in val Pellice, l’alta valle del Po’ e l’intera val Varaita. Di questa origine glaciale sono altresì chiare testimonianze i numerosissimi laghetti di circolo (se ne contano circa una quarantina).

Tutte queste caratteristiche rendono estremamente vario ed interessante il paesaggio che muta in continuazione, man mano che si avanza; si imbocca un vallone, si supera un costone, si scavalca un colle. L’ambiente è sempre quello severo dell’alta montagna, ma ora è addolcito dalla presenza di un bosco, ora da un ampia prateria su cui pascolano le mandrie, ora dall’apparire di un laghetto incastonato tra dolci pascoli o tra aride cassere, o dalla presenza di un accogliente rifugio per passarvi qualche ora per riposarvi la notte…e intanto si scoprono nuovi scorci del Monviso che ci diventa familiare, man mano che i giorni passano.

Se l’aspetto fisico è di incomparabile bellezza, non meno interessanti sono la vegetazione e la fauna. Per quanto riguarda la vegetazione la “palma” spetta sicuramente al bosco di Alevè, che è il più esteso e bel bosco di pino cembro presente in Italia. Ma vi sono anche ricchi boschi di larice e soprattutto vaste distese di pascoli ancora discretamente sfruttate.
A quote diverse troviamo invece tutta la gamma della flora alpina, dai fiori dei prati di montagna (narcisi,miosotis,colchici), a quelli dei dirupi (stella alpina,genepy,erba ruta)
Anche la fauna è molto ricca e con qualche attenzione è certamente possibile scorgere la marmotta, la poiana, l’aquila, la salamandra nera. Se si è fortunati si potranno incontrare lepri alpine, scoiattoli, camosci, ermellini e la pernice….sarà invece impossibile scorgere altre specie pur presenti lungo il percorso ma di abitudini notturne o molto timide e riservate come il cinghiale, il muflone, la volpe e la faina….

E’ difficile riassumere in poche righe le vicende storiche molto complesse che hanno avuto per teatro i valloni attraversati durante l’escursione attorno al Monviso. Rimangono come testimonianza i toponimi, i trinceramenti, i ruderi di postazioni e fortini, i reticolati le gallerie (storica quella del “Buco di Viso”,). Tutti segni di una lunga e travagliata vicenda umana non sempre scritta nei libri di storia ma che l’escursionista attento saprà leggere nell’ambiente che lo circonda.

Trekking

1a tappa
Villanova (mt.1223)- Rif. WILLY JERVIS alla conca del Prà (mt. 1732)
Difficoltà * T — ore 1.20 — dislivello +509
Prima tappa che con tranquilla e facile salita ci permette di avvicinare da Nord il Monviso. Da Villanova in alta Val Pellice un sentiero ed una comoda mulattiera ci portano alla bellissima Conca del Prà, anticamente occupata da un lago, ora ricoperta da vaste distese di erba, ghiaia e boschetti di larici. Nel corso della salita si possono ammirare alcune cascate e si attraversa una zona denominata “piano dei morti”, così chiamata in quanto in questo luogo nell’anno 1655 morirono 32 valdesi in fuga verso la Francia travolti da una valanga.

2a tappa
Rif. WILLY JERVIS (mt. 1732) – Rif. Battaglione Monte GRANERO (mt. 2377)
difficoltà **** E/EE ore 2.30 dislivello +645 (+1201 -556 con salita al Monte Manzol) La tappa percorre con tratto pianeggiante tutta la lunghezza della Conca del Prà (circa 3 km), in seguito il sentiero sale decisamente fino a raggiungere il rifugio monte Granero., situato su di una spalla rocciosa alla testata della val Pellice e nelle vicinanze del lago Lungo.
Dal rifugio è possibile salire ad altri 2 bei laghetti (Nero e Gelato), continuando poi fino al colle Manzol ed infine all’omonimo monte (quota 2933), da cui si ha una splendida visione su tutta la valle e sul versante nord del Monviso. Tale tragitto è percorribile dal rifugio in circa 3 ore.

3a tappa
Rif. Battaglione monte GRANERO (mt. 2377) – Rif. VALLANTA (mt. 2450)
Difficoltà **** EE ore 5.00 dislivello +950-877
Tappa lunga ed un poco faticosa che ci permette di attraversare interamente il lato occidentale del gruppo del Monviso. Dal rifugio Granero si sale subito e ripidamente fino al Colle Selliere (mt. 2851) che ci permette di scendere sul versante francese. Arrivati al refuge de Viso(conosciuto anche con il nome di Baillif), sempre in territorio francese si prosegue verso Sud fino ad iniziare la salita che ci riporterà in territorio italiano una volta superato il passo di Vallanta (mt. 2811). Sul passo di Vallanta possibilità di trovare qualche piccolo nevaio durante tutto l’anno. Agevole la discesa all’omonimo rifugio.

4a tappa
Rif. VALLANTA (mt. 2450) – Rif. Quintino SELLA (mt. 2640)
Difficoltà ***** EE ore 4.30 dislivello +1030 -840
Tappa impegnativa che ci porta ai piedi del Monviso. Ambienti molto vari: Il vallone di Vallanta, il pittoresco e fresco bosco dell’Alevé, il selvaggio vallone delle Giargiatte con piccoli laghi ed infine la conca glaciale dominata dal Monviso. Due i passi da superare, San Chiaffredo (mt. 2764) dopo lunghissima ma non ripida salita e Gallarino (mt.2727). Il rifugio è situato nelle vicinanze del bellissimo lago Grande di Viso.

5a tappa
Rif. Quintino SELLA (mt. 2640) – Rif. V. GIACOLETTI (mt. 2741)
Difficoltà **** EE ore 3.00 dislivello +450 -360
Traversata facile e frequentata su sentieri ben segnalati. Dal rifugio Sella si supera il Colle di Viso e con una deviazione di circa 40 minuti si può salire sul Viso Mozzo (mt 3019). Dal Colle un bel sentiero prima costantemente in discesa e poi con ripida e faticosa salita finale, ci porta al rifugio Giacoletti che sorge sulla dorsale che collega la cresta orientale di punta Udine con il versante occidentale delle rocce alte di Losas. E’ un ottima base di partenza per le Punte Roma (mt.3070, Udine (mt.3022) e Venezia (mt.3095). Sempre dal rifugio Giacoletti superando l’ardito “coulour del Porco” è possibile portarsi sul versante francese e raggiungere il ref. Mont. Viso.
NB: la salita alla Punta Udine per la via normale, in condizione di bel tempo, con le dovute attenzioni, può essere effettuata in circa 1 h, quasi tutta la salita del Coulour del Porco è attrezzata ma necessita di attenzione ed assenza di vertigini..

6a tappa
Rif. GIACOLETTI (mt. 2741) – Rif. Pian del RE (mt. 2020)
difficoltà ***** E ore 2.30 dislivello +50 -771
Breve e facile tappa che ci porta alle sorgenti del Po’. Durante la discesa è possibile ammirare diversi laghetti alpini (Fiorenza, Superiore di Viso) ove se si è fortunati sarà possibile incontrare la famosa “salamandra nera”. Possibile scendere anche a pian della Regina.

7a tappa
Rif. Pian del RE (mt.2020) – Rif. BARBARA LOWRIE (mt. 1753)
Difficoltà ***** EE ore 5.00 dislivello +1150 -1411
Tappa impegnativa e dai notevoli dislivelli. Da Pian del Rè si sale fino al colle delle Traversette (mt.2950) per ammirare il celeberrimo Buco di Viso. Il Buco di Viso o galleria delle Traversette è una galleria lunga 75 metri, alta mediamente 2 e larga 3. Il tunnel fu realizzato tra il 1475 ed il 1480 e fu la prima opera sulle Alpi nel suo genere, favorì gli intensi traffici tra il marchesato di Saluzzo, il Delfinato e la Provenza e fu ribattezzato del “sale” in quanto grandi quantità di questo alimento furono trasferiti dalla Provenza al saluzzese. Il traforo non servì solo a scopi di pace ma fu utilizzato a più riprese per il passaggio degli eserciti. Dal colle ritorniamo per lo stesso sentiero a quota 2480 circa e ci spostiamo verso nord per superare il col Armoine (mt.2652). Dal colle si inizia una lunga discesa su bei sentieri tra pendii erbosi e corsi di acqua fino al rifugio Barbara.

8° tappa
Rif. BARBARA LOWRIE (mt. 1753) – VILLANOVA (mt.1223)
Difficoltà *** E ore 4.00 dislivello +620 -1150
Ultima tappa, dal rifugio Barbara (grange del Pis) si sale fino al col Barant (ove sorge un nuovo rifugio, attualmente ancora chiuso) e dal colle si scende nuovamente nella conca del Prà fino al rif. Jervis e quindi si ripercorre la tappa iniziale fin a raggiungere l’abitato di Villanova.
Difficoltà escursionistiche: (tratto dalla GUIDA AI MONTI D’ITALIA –CAI/TCI)

T = TURISTICO; Itinerari con percorsi evidenti, su stradine, mulattiere o comodi sentieri generalmente sotto i 2000 metri. Costituiscono le vie di accesso a rifugi ed alpeggi. Richiedono una certa conoscenza dell’ambiente montano ed una discreta preparazione alla camminata.

E = ESCURSIONISTICO; Itinerari che si svolgono in genere su sentieri o su tracce di sentiero. A volte possono essere esposti, su pendii erbosi o detritici, con brevi passaggi attrezzati non impegnativi. Si sviluppano a volte su terreni aperti, senza sentieri ma non problematici e sempre con segnalazioni adeguate. Richiedono un certo senso dell’orientamento come pure una certa esperienza e conoscenza del terreno montagnoso, allenamento alla camminata ed equipaggiamento adeguato.

EE = ESCURSIONISTI ESPERTI; Si tratta di itinerari generalmente segnalati ma che implicano una capacità di muoversi su terreni particolari. Sentieri o tracce su terreno impervio e infido (pendii ripidi e/o scivolosi su erba, o misti di roccia e erba, o di roccia e detriti). Terreno vario, a quote relativamente elevate (pietraie, brevi nevai non ripidi, pendii aperti senza punti di riferimento).
Tratti rocciosi con lievi difficoltà tecniche e discreta esposizione (percorsi attrezzati).
Necessitano di esperienza di montagna e ottima conoscenza dell’ambiente alpino; passo sicuro ed assenza di vertigini; equipaggiamento e preparazione fisica adeguate.

EEA = ESCURSIONISTI ESPERTI CON ATTREZZATURE
Questa sigla si utilizza per certi percorsi attrezzati o vie ferrate al fine di preavvertire l’escursionista che l’itinerario richiede l’uso dei dispositivi di autoassicurazione.

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