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FARMACI e VITAMINE -studi-

FARMACI e VITAMINE – studi –

In estrema sintesi: l’uso soprattutto prolungato di STATINE, farmaci che diminuiscono la produzione di una molecola fondamentale come il COLESTEROLO, provocano un danno alla funzione cardiaca.

Sempre le statine insieme a un’altra categoria di farmaci (anticoagulanti) possono inibire l’azione di una preziosa VITAMINA, la K2. La VITAMINA K2 protegge il nostro organismo da fenomeni di calcificazione a livello di tessuti e vasi prevenendo in tal modo la formazione della placca aterosclerotica.

Denominatore comune di questi eventi è l’introduzione nel nostro organismo di molecole che si oppongono alla sua naturale fisiologia.

*Il recupero della piena salute deve essere ottenuto con mezzi nutrizionali e non farmacologici.” Dottor Abram Hoffer

Fonti: https://www.tandfonline.com/doi/full/10.1586/17512433.2015.1011125

L’USO DELLE STATINE INIBISCE LA VITAMINA K2 –  By Dott. Massimo Pandiani – Published: June 30, 2015

Le statine, farmaci che abbassano il colesterolo, possono stimolare l’aterosclerosi e l’insufficienza cardiaca. Le statine inibiscono la sintesi della vitamina K2 nel corpo umano; la VITAMINA K2 protegge le arterie dalla calcificazione. Le statine possono anche danneggiare il cuore interferendo con la produzione di CoQ10, causando danni ai mitocondri, e interferendo con le proteine contenenti selenio.

Expert Review of Clinical Pharmacology March 2015

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25655639

 

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SOVRADIAGNOSI

DIAGNOSI e SOVRA – DIAGNOSI

Fare una diagnosi è sempre importante quando qualcuno è sofferente ed è fondamentale farla bene. Farla precocemente può in molti casi salvare la vita. Attenzione però a non incappare nel fenomeno della “SOVRADIAGNOSI”, che si determina quando ad un individuo viene diagnosticata – e di conseguenza trattata – una condizione clinica per cui non avrebbe mai sviluppato sintomi e non avrebbe mai rischiato di morire. A quest’attualissima problematica, che ha importanti ricadute sulla salute pubblica e sui costi dell’assistenza sanitaria, è dedicato il testo di seguito indicato (1).

I “check-up”, gli screening e i test diagnostici hanno molto spesso la capacità di sovrastimare l’incidenza di malattie “inconsistenti” oppure di anticipare una diagnosi che crea magari per anni ansia e angoscia supplementari senza che poi vi sia un beneficio in termini di sopravvivenza. In un futuro prossimo la generalizzazione della diagnosi precoce che sarà resa possibile grazie all’ingegneria genetica darà ad ognuno la possibilità di essere trasformato in “ammalato” subito dopo la nascita.                       Gianfranco Domenighetti

GIANFRANCO DOMENIGHETTI, dati sul sistema sanitario, sulla medicina, sui farmaci e sui medici. Un video-ricordo prezioso da ascoltare per passare dalla “cultura” della malattia alla CULTURA della SALUTE.

SOVRA – DIAGNOSI – introduzione

I termini SOVRA-DIAGNOSI e SOVRA-TRATTAMENTO sono da molto tempo oggetto di discussione tra gli esperti, tuttavia non altrettanta attenzione è dedicata a questi due termini nella stampa divulgativa.

Messaggi forti e di impatto quali “meglio arrivare prima”, “prevenire è meglio di curare” e il convincimento che le malattie si possano evitare o rendere meno pericolose con “semplici” esami e visite, ha influenzato fortemente in questi anni l’opinione dei cittadini. Un’informazione non sempre corretta e una scarsa consapevolezza dei rischi e benefici dei diversi esami non hanno favorito un pubblico dibattito su questi termini. Uno studio americano di qualche anno fa, ha dimostrato che era preferito uno generico esame total body scanner piuttosto che una regalo di 1000 dollari.

In realtà, gli esami diagnostici sono anche responsabili di SOVRA-DIAGNOSI, cioè diagnosticare qualcosa che non si sarebbe manifestato con conseguente sovra trattamento, cioè trattamento che viene fatto ma si sarebbe evitato se non ci fosse stata una diagnosi, o meglio, una SOVRA-DIAGNOSI. Un cane che si morde la coda.

Su quest’onda un libro recentemente tradotto dall’inglese “SOVRA-DIAGNOSI”, come gli sforzi per migliorare la salute possono renderci malati” è l’occasione per raccogliere le giuste informazioni su questo tema ed acquisire maggior consapevolezza per le scelte in tema di salute. É un libro scritto e tradotto in modo semplice, facile da leggere e anche di piacevole lettura.

Gianfranco Domenighetti nella sua interessante introduzione al libro conclude con due riflessioni. La prima nasce dalla rilettura sul New England Journal of Medicine dell’articolo che mostrava come, in soggetti deceduti per incidenti stradali o altri traumi, la prevalenza autoptica di alcuni tumori superi di gran lunga la prevalenza clinica: il tumore al seno in donne da 40 a 50 anni raggiunge il 39%, quello alla prostata in uomini dai 50 ai 70 anni il 46% (uno studio recente stima la prevalenza al 60%); tutti avrebbero carcinomi in situ alla tiroide dopo i 60 anni. Siamo dunque una “riserva” di tumori che fortunatamente in larghissima misura rimane silente e non avrà quindi nessuna rilevanza clinica: non è difficile immaginare cosa comporterebbe, anche solo in termini di SOVRA-DIAGNOSI e di inutile ansia e angoscia, la disponibilità di tecnologie in grado di identificare ciascuna cellula cancerosa. Ad esempio una “epidemia” di tumori al seno potrebbe essere dietro l’angolo se sarà implementata e diffusa per lo screening mammografico, la “Breast –specific Gamma Imaging” in grado di identificare tumori al seno fino ad 1 millimetro di diametro, contro i 10-13 millimetri per un mammografo tradizionale.

La seconda riflessione è suggerita dalla letteratura classica. Un cavaliere, racconta Ludovico Ariosto nell’Orlando Furioso, era avvezzo, al termine dei banchetti, ad invitare gli ospiti a sottoporsi a quello che oggigiorno si chiamerebbe un test predittivo: la prova consisteva nel vuotare un gran bicchiere colmo di vino senza distogliere la bocca dal calice. Se qualcuno si sbrodolava, ciò significava che la sua donna lo cornificava. Stranamente, dice l’Ariosto, i commensali, forse già ben avvinazzati, con gioia facevano a gara nel sottoporsi a tale prova. Molti si sbrodolavano e allora il loro animo da gioioso si mutava in tetro ed ansioso. Rinaldo ha già il calice in mano e sta per accettare la prova, ma ci ripensa e decide di non farla, dicendo: “Ben sarebbe folle chi quel che non vorria trovar, cercasse. Mia donna è donna, et ogni donna è molle: lasciàn stare mia credenza come stasse. Sin qui m’ha il creder mio giovato e giova: che poss’io migliorar per farne prova?”

Fonti:  Laboratorio per il coinvolgimento dei cittadini in Sanità
IRCCS-Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri

(1) SOVRA-DIAGNOSI. Come gli sforzi per migliorare la salute possono renderci malati
Editore: Il Pensiero Scientifico Editore – novembre 2013 — Pagine: 264

https://www.partecipasalute.it/cms_2/node/2478

Supplemento informativo: RSI, RADIOTELEVISIONE SVIZZERA ITALIANA – PATTI CHIARI, programma andato in onda il 26/04/2019 – UNA MAMMOGRAFIA TI SALVERA’? https://www.rsi.ch/la1/programmi/informazione/patti-chiari/Una-mammografia-ti-salver%C3%A0-11640094.html

 

 

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I PRINCIPI della MICRO-NUTRIZIONE

Tributo a ABRAM HOFFER e LINUS PAULING, sull’essere dottori di sé stessi.

Il dottor ABRAM HOFFER è stato con LINUS PAULING uno dei padri fondatori della medicina orto-molecolare. Autore di diverse pubblicazioni, con i suoi studi ha dimostrato l’importante ruolo svolto dai micronutrienti nella prevenzione e nella cura di diverse patologie. Di seguito alcune sue leggi per diventare “dottori di sé stessi”

dottor Abram Hoffer

*La maggior parte delle malattie sono causate dalla malnutrizione. Questo non include solo le malattie croniche ma anche le malattie virali e batteriche acute che sono altamente aggravate da una nutrizione carente. 

*Immettere medicinali in un organismo malato per curarlo è come aggiungere veleni ad un lago inquinato per pulirlo. Uccidendo i micro-organismi, o nascondendo le cause dei sintomi, otteniamo solo una risposta temporanea al problema che si ripresenterà.

*Il recupero della piena salute deve essere ottenuto con mezzi nutrizionali e non farmacologici. Tutte le cellule di ogni persona sono create esclusivamente da quello che mangiamo e beviamo. 

*Le terapie a base di nutrienti aumentano la resistenza individuale alle malattie. Generalmente i medicinali diminuiscono questa resistenza. Piante sane, animali sani e persone sane non si ammalano.

*La quantità di supplementi nutritivi necessari per curare una malattia indica il grado di carenza nutritiva del paziente. Perciò abbiamo a che fare con una mega-carenza di nutrienti, non con mega-dosi di vitamine.

*Il più importante effetto collaterale delle vitamine è di non prenderne a sufficienza. Con le terapie vitaminiche la velocità di recupero è proporzionale ai dosaggi assunti. Così come serve una grande quantità di carburante per far volare un aereo o lanciare uno Shuttle, serve una grande quantità di nutrienti per curare una persona malata.

*La VITAMINA C presa a livelli di saturazione (non superando la tolleranza intestinale) sostituisce antibiotici, antistaminici, antipiretici e medicinali antivirali.

*
La ragione per la quale un singolo nutriente riesce a curare così tante malattie diverse è che la deficienza di un solo nutriente può essere causa di molte malattie differenti.

*Una vitamina può avere l’effetto di un medicinale ma un medicinale non potrà mai avere l’effetto di una vitamina.                                                   

*Essere medici di sé stessi si riferisce soprattutto alla gestione in prima persona della nostra salute. Implica i nostri diritti e il potere di noi stessi, non importa quanti diplomi si abbiano accumulati. 

*I principi delle terapie naturali sono abbastanza semplici ma non sono di facile applicazione. Quello di cui si ha bisogno per vivere in salute è molto meno di quello che si possa pensare ma potrebbe anche essere molto di più di quello che si vuol affrontare. I cambiamenti dello stile di vita possono essere difficoltosi ma il recupero della salute non potrà che essere proporzionale ai nostri sforzi. 

                                          *******************************

LINUS PAULING – si colloca tra i più celebri scienziati del XX secolo, vincitore di due premi NOBEL per la chimica nel 1954 e per la pace nel 1962. Di seguito alcuni passi tratti dalla sua opera più importante, “COME VIVERE PIÙ A LUNGO E SENTIRSI MEGLIO”

dottor Linus Pauling


PRESENTAZIONE
Sono uno scienziato, chimico, fisico, cristallografo, biologo molecolare e ricercatore medico. Vent’anni fa cominciai a interessarmi delle vitamine e scoprii che la scienza dell’alimentazione era ferma nel suo sviluppo. I vecchi professori che avevano contribuito a svilupparla cinquant’anni prima sembravano essere talmente soddisfatti dei risultati ottenuti da non voler sapere nulla delle nuove scoperte che si stavano facendo nei campi della biochimica, della biologia molecolare e della medicina a proposito delle vitamine e di altre sostanze nutritive.

Sebbene si stesse sviluppando una nuova scienza dell’alimentazione questi vecchi professori continuavano a trasmettere ai loro studenti idee antiquate, molte delle quali errate: UNA DI QUESTE ERA CHE NESSUNA PERSONA CHE GODESSE DI BUONA SALUTE AVEVA BISOGNO DI ASSUMERE VITAMINE INTEGRATIVE. Da questi insegnamenti restrittivi è derivato che molti esperti dell’alimentazione e specialisti in dietetica applicano ancora oggi sistemi ormai superati con la conseguenza che molte persone non sono così sane come dovrebbero.”

MICRO-NUTRIZIONE e SALUTE “In questo libro si parlerà di regole semplici e poco costose, facili da seguire, che permettono di condurre una vita migliore. La raccomandazione principale che faccio è quella di assumere giornalmente alcune vitamine per integrare quelle contenute nei cibi. Queste quantità ottimali sono di MOLTO SUPERIORI a quelle minime abitualmente raccomandate dagli studiosi di scienze alimentari del passato.”

Non c’è alcun elemento che permetta di concludere che l’assunzione minima necessaria di ogni vitamina si avvicini all’assunzione ottimale in grado di favorire un buono stato di salute.

L’assunzione della VITAMINA C da essi consigliata, per esempio, non è di molto superiore a quella necessaria a prevenire lo scorbuto provocato da una dieta insufficiente. Il mio consiglio di prenderne quantità maggiori deriva da una nuova e più approfondita conoscenza del ruolo che queste sostanze nutritive (NON MEDICINE!) hanno nelle reazioni biochimiche vitali.

Come vedrete ritengo che la VITAMINA C sia la più importante poiché il beneficio che deriva da una sua maggiore assunzione è più grande di quello derivato dall’assunzione di altre vitamine, quantunque anche queste abbiano la loro importanza.”

Bibliografia/riferimenti/fonti:Come vivere più a lungo e sentirsi meglio, L.Pauling  https://enzoverga.it/v2/supplementazione/medicina-ortomolecolare/tributo-al-dottor-abram-hoffer/ http://enzoverga.it/v2/supplementazione/medicina-ortomolecolare/linus-pauling/ http://www.doctoryourself.com  tradotto da La Leva di Archimede: http://www.laleva.cc

 

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VITAMINA D, OMEGA 3, SEROTONINA e disturbi dell’umore, la relazione.

Vitamina D, acidi grassi omega-3 e serotonina: qual è la relazione?

Nonostante sia acclarato da tempo il ruolo determinante della vitamina D e degli acidi grassi omega-3 nel migliorare sia le funzioni cognitive che quelle comportamentali nell’ambito di alcune patologie neuropsichiatriche, ancora oggi i meccanismi sottesi ai benefici sopra-menzionati non sono ancora stati completamente chiariti.

Secondo un nuovo studio, pubblicato online ahead-of-print sulla rivista FASEB, sarebbe da individuare nella regolazione della serotonina a livello cerebrale l’anello mancante della catena di eventi responsabile del miglioramento della funzioni sopramenzionate e, quindi, del miglioramento della sintomatologia associata ad alcune patologie neuropsichiatriche quali la sindrome da deficit di attenzione e del comportamento (ADHD), la depressione bipolare, la schizofrenia e i disturbi da comportamento impulsivo. Tali risultati, pertanto suggerirebbero un razionale alla supplementazione vitaminica e a quella di acidi grassi omega-3 nel trattamento delle patologie sopra-menzionate, da confermare in trial clinici ad hoc.

Molti disturbi clinici, come il disturbo dello spettro autistico (ASD); l’ADHD, il disturbo bipolare, la schizofrenia e la depressione, condividono come momento patogenetico comune la presenza di bassi livelli di serotonina a livello cerebrale.

Focalizzando l’attenzione sui meccanismi proposti per il coinvolgimento dei livelli di vitamina D nella regolazione dei livelli cerebrali di serotonina, gli autori ricordano come, in uno studio precedentemente da loro condotto (2), era stato dimostrato come la vitamina D, che presiede al controllo di quasi un migliaio di geni, fosse un ormone regolatore chiave della sintesi di serotonina cerebrale mediata da TPH2, uno dei due geni responsabili della conversione di triptofano in serotonina a livello cerebrale. Il gene TPH2, infatti, contiene al suo interno una sequenza responsiva alla vitamina D (VDRE) che si attiva in sua presenza.

Nel nuovo studio gli autori hanno proposto dei meccanismi integrati mediante i quali la sintesi, il rilascio e la funzione della serotonina a livello cerebrale sarebbero modulati dalla vitamina D e da due acidi grassi omega-3 di origine marina, l’acido eicosapentaenoico (EPA) e l’acido docosaesaenoico (DHA).

Premettendo che la presenza di livelli inadeguati di vitamina D è una condizione molto comune, che interessa il 70% della popolazione USA, al pari della presenza di livelli inadeguati di acidi grassi omega-3, gli autori ipotizzano che la supplementazione con EPA sarebbe in grado di aumentare il rilascio di serotonina dai neuroni presinaptici riducendo le molecole di trasduzione del segnale infiammatorio a livello cerebrale (prostaglandine E2), che inibiscono il rilascio di serotonina, a suggerire come l’infiammazione possa avere un impatto negativo sui livelli cerebrali di serotonina. I DHA, invece, influenzerebbero l’azione di alcuni recettori serotoninergici, rendendoli più accessibili alla serotonina grazie all’aumento della fluidità delle membrane cellulari a livello dei neuroni post-sinaptici.

La vitamina D, invece, oltre agli effetti noti sulla regolazione dei livelli di serotonina documentati nello studio precedente, avrebbe un ruolo importante nel modulare la severità della disfunzione cerebrale in combinazione con fattori genetici che influenzano i livelli cerebrali di serotonina.

“I soggetti con polimorfismi dei geni legati alla serotonina – spiegano gli autori – sono già predisposti ad alterazione della sintesi o del metabolismo della serotonina. Pertanto, qualsiasi riduzione ulteriore della sintesi di serotonina come conseguenza della presenza di livelli inadeguati di vitamina D potrebbe esacerbare difetti di natura neuropsichiatrica.”

“Infatti – continuano – bassi livelli ematici di colecalciferolo [25(OH)D3] sono stati associati ad un rischio elevato di ASD, ADHD, disturbo bipolare, schizofrenia, comportamento asociale o impulsivo”.

Nel commentare i risultati, gli autori dello studio sottolineano come sia la vitamina D che gli acidi grassi omega-3 lavorino in sinergia tra di loro per migliorare la funzione cognitiva, lo stato di salute e il comportamento. “Tale sinergia – spiegano – è in parte spiegata dai loro effetti sul sistema serotoninergico: la vitamina D regola la sintesi di serotonina, EPA ne regola il rilascio mentre il DHA migliora l’accessibilità ai recettori serotoninergici presenti sulla membrana cellulare”.

Lo studio ha dimostrato anche come la cronologia della comparsa del deficit di vitamina D o di acidi grassi omega-3, in combinazione con i polimorfismi dei geni legati alla serotonina possa essere un fattore determinante di emersione della malattia neuropsichiatrica: “Infatti -spiegano gli autori – la presenza di alterazioni nella migrazione degli interneuroni GABAergici nel corso dello sviluppo cerebrale, che è regolata dalla serotonina, rappresenta un fattore chiave per la suscettibilità allo sviluppo di malattia neuropsichiatrica, come la schizofrenia e l’autismo. Ciò spiega in parte perchè lo status vitaminico neonatale sia legato al rischio di schizofrenia”.

  1. Patrick RP et al. Vitamin D and the omega-3 fatty acids control serotonin synthesis and action, part 2: relevance for ADHD, bipolar, schizophrenia, and impulsive behavior. The FASEB Jounral; Published online before print February 24, 2015, doi: 10.1096/fj.14-268342 14-268342

Leggi  https://www.fasebj.org/doi/abs/10.1096/fj.14-268342

  1. Patrick RP et al. Vitamin D hormone regulates serotonin synthesis. Part 1: relevance for autism. June 2014 The FASEB Journal vol. 28 no. 6 2398-2413

Leggi https://www.fasebj.org/doi/abs/10.1096/fj.13-246546

https://www.vitaminad.it/vitamina-d-e-acidi-grassi-omega-3-coinvolti-nella-regolazione-dei-livelli-di-serotonina-alterati-in-presenza-di-malattie-neuropsichiatriche/

 

 

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Conosciamo la NATUROPATIA …

“Non ci potremo sbagliare se seguiremo la natura; il principio sovrano è di conformarsi ad essa; in questo vi è tutta un’arte di vivere”   Mointagne

NATUROPATIA, definizione

L’unico rimedio per allontanare tutte le malattie consiste nel saper coltivare la SALUTE; da questo semplice principio si sviluppano i concetti fondamentali della NATUROPATIA.

Disciplina riconosciuta dall’OMS, “la NATUROPATIA è la sintesi di molteplici metodi naturali per il mantenimento e la tutela della SALUTE dell’essere vivente in relazione alle caratteristiche costituzionali ed alle influenze ambientali, conformemente alle leggi biologiche che ne regolano l’esistenza”. (dizionario UTET, Rudy Lanza)

Etimologicamente il termine, dal latino natura e dal greco phatos, significa “sentire secondo natura”.

I concetti naturopatici, nella definizione della Natura Medicatrix, trovarono originaria espressione in Ippocrate da Cos (460-370 circa a.c.), secondo cui il rispetto delle leggi della natura costituiscono la condizione essenziale per la PREVENZIONE delle malattie.

Coltivare la salute, in accordo con il concetto del “primum non nocere”, è quindi l’obiettivo primario della NATUROPATIA mentre la “VIS MEDICATRIX NATURAE”, la forza guaritrice della natura, è la base filosofica su cui si fondano i suoi principi.

Ne consegue che l’obiettivo primario dell’intervento in naturopatia consiste nello stimolare le innate capacità di auto-guarigione insite in ogni essere vivente in accordo con le leggi della natura.

Continuiamo nella lettura del dizionario UTET … “l’esercizio della naturopatia è affidato al naturopata professionista che opera autonomamente rispetto ad altre figure in ambito sanitario (medici, psicologi, ecc..) il cui compito risiede nel favorire nell’individuo le condizioni atte allo svolgersi dei processi di riequilibrio del sistema mente-corpo. Inoltre egli ricopre il ruolo di educatore nel campo della prevenzione, favorendo nell’individuo i processi di apprendimento dei meccanismi fisiologici relativi allo stato di salute e di benessere.”

Appare evidente che il concetto di salute in naturopatia, in accordo con la definizione dell’OMS, (1) va ben oltre rispetto della semplice assenza di malattia.

Permettetemi ora una breve “escursione cosmica” … l’osservazione dell’universo ci insegna che tutti i suoi componenti sono in relazione tra loro. Il Sole influenza il nostro pianeta Terra ma a sua volta ne viene influenzato, come del resto Terra e Sole sono a loro volta condizionati da altre stelle e da altri pianeti.

Tornando sul nostro pianeta possiamo osservare che è formato da tanti elementi quali l’aria, l’acqua, la terra, le piante, gli animali, tutti a loro volta in stretta relazione, ciò che accade ad un singolo elemento condiziona tutto l’insieme.

Anche l’uomo fa parte dell’universo e della natura e quindi ne subisce gli effetti ed i condizionamenti. Scendendo in particolare nell’universo dentro di noi, osserviamo nell’uomo un insieme di tante molecole, miliardi di cellule che a loro volta formano diversi organi e tessuti. E poi c’è la parte immateriale o spirituale, il mondo delle idee, dei nostri pensieri e delle nostre emozioni. Da tutte queste componenti nasce un solo ed unico individuo. Essendo tutto in relazione, uno squilibrio di un singolo componente influirà su tutti gli altri e credo che basti una semplice riflessione per renderci conto di quanto sia reale questa interazione.

In conclusione possiamo comprendere perché la naturopatia cerca di studiare ogni individuo nella sua globalità e anche, potremmo aggiungere a questo punto, nella sua complessità.

(1) Organizzazione Mondiale della Sanità: la salute è uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non la semplice assenza dello stato di malattia o infermità.

 

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La STORIA della NATUROPATIA

Con questo articolo facciamo qualche passo indietro … anzi più di un passo a ritroso ed andiamo a scoprire le radici storiche e filosofiche della Naturopatia risalenti ai tempi delle antiche scuole di medicina di Ippocrate (460-370 a.c.)

La prima persona che, mettendo un piede in “fallo”, si procurò una distorsione ad un piede ed intuitivamente mise la parte infortunata sotto il getto dell’acqua fredda di un ruscello usufruì di un metodo di cura naturopatico, cioè beneficiò di un elemento della natura, in questo caso l’acqua fredda, per curare un disturbo.

La Naturopatia è quindi una disciplina antichissima anche se il “pensiero naturopatico” moderno cominciò a prendere consistenza assumendo precise connotazioni solo verso il Settecento, grazie all’abate tedesco Kneipp.

Dall’Europa i concetti naturopatici si diffusero in molte parti del mondo ed è in America, precisamente negli Stati Uniti, che fu coniata la parola Naturopatia da parte di un medico, John Scheel, che con questo termine descriveva il suo sistema di cura naturale.

Egli ricavò il termine di Naturopatia da “Nature’s Path” che significa sentire la natura, cioè seguire il “sentiero” che ci indica la natura per raggiungere la salute.

La tradizione naturopatica ha avuto il predominio sulla medicina moderna fino agli anni ’30. In seguito con l’avvento della moderna chimica, con le teorie di Luis Pasteur e lo sviluppo dell’industria farmaceutica, furono approvate tutta una serie di leggi che affidavano alla medicina allopatica la tutela della salute dei cittadini.

Purtroppo l’instaurarsi prepotente ed incontrollato di una visione meccanicistica della vita ha portato nell’uomo la falsa convinzione di poter controllare e addirittura dominare i fenomeni della natura, invece di assecondare e seguire le sue immutabili “leggi”.

Queste nuove concezioni considerano il corpo umano semplicemente come un insieme di organi da studiare, da analizzare nei minimi dettagli dimenticandosi delle sue fondamentali esigenze che sono invece sempre le stesse ormai da milioni di anni.

Lo stesso Pasteur però, prima di morire, fu costretto ad ammettere che “il  terreno è tutto”, il microbo è nulla” sanzionando in tal modo il limite di una concezione troppo riduzionista della malattia a scapito di una visione più globale e profonda dell’uomo.

Le sempre più crescenti patologie cronico-degenerative, i forti limiti delle terapie farmacologiche con il loro effetti avversi, la maggiore richiesta di benessere psico-fisico, sono i fattori principali che hanno portato in questi ultimi anni un ritorno a sistemi di “cura” più in armonia e rispettosi delle leggi naturali verso le quali anche l’uomo dovrebbe, che piacciano o meno, sottomettersi per vivere in SALUTE.

Bibliografia:VIVI CON GLI AGENTI NATURALI, L. COSTACURTA. Ed. MEDICINA NATURALE.

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La CRISI dell’ISTITUZIONE MEDICA

Come sta la medicina moderna? Veramente il suo primo obiettivo è quello di tutelare la nostra SALUTE? Dai ripetuti e gravi episodi di corruzione fino al decreto liberticida sui vaccini, l’Istituzione medica rischia una preoccupante crisi di fiducia. Il problema è sempre il solito, invece di informare in modo chiaro si preferisce cercare di “formare” le menti con atti de imperio al fine di imporre il “pensiero unico” dominante. L’interesse economico, la cosiddetta  medicina degli affari, pare prendere il sopravvento ma vediamo di cercare il classico “salvataggio in corner” ed elencare alcuni punti che potrebbero invertire la deriva e ridare la fiducia persa.

Punto PRIMO: sulla SFIDUCIA ISTITUZIONALE e sulla conseguente delusione di molte persone verso la medicina “ufficiale”. Il medico, anche il più illuminato e con le migliori intenzioni, deve oggi confrontarsi con un ambiente disagevole; è infatti opinione diffusa che l’interesse primario della SALUTE sia sottomesso ad altri meno nobili e di conseguenza il clima tra medico e paziente non è dei migliori.

Punto SECONDO: sulla questione CULTURALE … a mio avviso il medico del futuro non dovrà limitarsi alla cura, che non sempre porta a risultati positivi e comporta spesso sofferenza per il malato lungo il  cammino verso la guarigione. Il medico del futuro dovrà in modo più incisivo incentivare l’autogestione responsabile della salute attraverso l’indicazione di percorsi virtuosi. Non solo medicina come utile “stampella” ma come  la “via normale” per raggiungere la meta e vivere in salute (raggiungere la vetta). In caso di incidente c’è sempre l’utilissimo soccorso alpino su cui contare, l’importante è che la causa non sia stata per quanto possibile la mancanza di preparazione o l’imprudenza (la mancata prevenzione).

Punto TERZO: sulla NON prevenzione …. toglierei di mezzo la definizione fuorviante di prevenzione secondaria che andrebbe chiamata con il suo vero nome, vale a dire come “diagnosi anticipata o precoce di malattia”, utile in molti casi ma non sempre. Questo per rispettare la lingua italiana, non dare false aspettative e alimentare il business generato dall’eccesso di analisi, esami e screening (vedi “sovra – diagnosi”).

Punto QUARTO: un’altra definizione che andrebbe eliminata è quella della “medicina alternativa”, termine senza senso e fonte di equivoci, salvo essere in grado di dimostrare l’esistenza di una forma di salute alternativa. La medicina è una sola, quella che ragionevolmente funziona senza deliri assoluti di onnipotenza (della serie la scienza non è democratica per intenderci) essendo l’organismo umano, nella sua complessità, nella sua interazione tra corpo e mente, ben lontano dall’essere conosciuto. Capire, assecondare e rispettare le leggi della natura potrebbe essere un buon punto di partenza.

Punto QUINTO: Il medico del futuro dovrà avere mente aperta, scordarsi di alcuni insegnamenti, essere pronto all’integrazione ed allo studio di altre metodiche, dedicarsi ad una medicina che oggi viene definita “integrata” e che vede già molti professionisti impegnati in prima linea.

Infine ci sarebbe anche la questione politica; senza voler entrare nel merito, mi sembra palese che coloro che hanno alimentato questa deriva non potranno certo essere gli artefici della ricostruzione.

 

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COLESTEROLO LDL, RIVALUTARE LINEE GUIDA PER GLI OVER 60

Ebbene è proprio così, con livelli di colesterolo più elevati si vive meglio e più a lungo!

A dire il vero personalmente avevo già da tempo rivalutato le linee guida ufficiali sui valori ematici di colesterolo partendo da una semplice considerazione in armonia con i principi naturopatici; la naturale fisiologia dell’organismo deve essere rispettata, non alterata per puri fini commerciali come accaduto in questi anni con l’abuso prescrittivo delle statine (i farmaci anticolesterolo) …  Anche le mie statistiche lo rivelano, chi ha il colesterolo molto basso proprio bene non sta, e non solo sopra i 60 anni! Di seguito il documento/studio …

COLESTEROLO LDL, RIVALUTARE LINEE GUIDA PER GLI OVER 60

Valori elevati di colesterolo Ldl sono inversamente correlati alla mortalità nella maggior parte delle persone oltre i 60 anni. E dal momento che gli anziani con LDL elevato vivono più a lungo rispetto ai coetanei con LDL basso, questi dati mettono in discussione la validità dell’ipotesi colesterolo, che considera quest’ultimo, specie la frazione LDL, aterogenico.

È quanto emerge dal lavoro di Uffe Ravnskov, ricercatore di Lund in Svezia, e primo autore di un articolo pubblicato su Bmj Open, in cui si suggerisce una rivalutazione delle linee guida che raccomandano la riduzione farmacologica del colesterolo Ldl negli anziani come parte della prevenzione cardiovascolare. «Abbassare il colesterolo con i farmaci come prevenzione cardiovascolare primaria in chi ha più di 60 anni è uno spreco di tempo e risorse» afferma l’esperto svedese. Per giungere a queste conclusioni, che mettono in dubbio una delle teorie di base della medicina cardiovascolare, un gruppo di cardiologi di 17 Paesi ha recensito studi precedenti svolti su un totale di 68.000 persone.

«È noto che il rischio di mortalità cardiovascolare o per tutte le cause dipendente dal colesterolo totale si riduce o addirittura svanisce con l’aumentare dell’età, ma poco si sa sull’associazione tra colesterolo Ldl, una frazione di quello totale, e mortalità nei pazienti anziani» esordisce Ravnskov, che assieme ai colleghi ha selezionato dalla letteratura scientifica 19 studi di coorte da cui emerge una correlazione inversa tra Ldl e mortalità nel 92% dei partecipanti. Il cardiologo londinese Aseem Malhotra, coautore della metanalisi assieme ad altri colleghi britannici, irlandesi e statunitensi spiega: «Questi dati suggeriscono di ridurre l’allarmismo sul colesterolo in termini di malattie cardiache, aumentando invece il livello di attenzione sulla resistenza all’insulina, il fattore di rischio più importante per molte malattie croniche». Ma la British Heart Foundation ha già respinto il documento, sottolineando che decenni di studi dimostrano lo stretto legame tra malattie cardiache e colesterolo.

Fonti: Bmj Open. 2016. doi: 10.1136/bmjopen-2015-010401

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/27292972

http://www.doctor33.it/

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