Vincenzo Preiessnitz

VINCENZO PRIESSNITZ
Padre dell’idroterapia

Negli albori di un giorno autunnale, per la precisione il 04 ottobre 1799, venne alla luce colui che, forse per predestinazione, più tardi doveva segnare una svolta nel mondo della medicina, delineando l’era dell’igienismo naturista o medicina naturale. Vincenzo Priessnitz fece parte di quella schiera di intuitivi che da ammalati guarirono i loro mali solo utilizzando i mezzi e gli elementi naturali. Data la precaria condizione economica famigliare, quale poteva essere quella di una numerosa famiglia, dedita al lavoro umile della terra, il piccolo Vincenzo non ebbe la fortuna di frequentare regolarmente la scuola; era più il tempo che dedicava conducendo al pascolo gli animali ed accudendo ai molteplici lavori fra i quali anche quello di raccogliere la legna dal bosco. Fu proprio un giorno che stava raccogliendo la legna nel bosco che scorse un cerbiatto zoppicante dirigersi verso il ruscello. Incuriosito, senza farsi notare dall’animale, nascondendosi tra un cespuglio e l’altro, si avvicinò il più possibile per osservarlo. Con sua sorpresa quando l’animale ebbe raggiunto il ruscello, immerse nell’acqua la gamba ferita per qualche minuto poi, sempre zoppicando, se ne ritornò nel bosco. Il fatto stimolò lo spirito di osservazione di cui era dotato il ragazzo, tanto da invogliarlo a ritornare il giorno successivo alla stessa ora per vedere se l’animale fosse ritornato al ruscello. In effetti fu come istintivamente aveva pensato. Puntuale alla stessa ora l’animale ferito ritornò al ruscello, ripetendo quanto aveva fatto il giorno precedente; a questo punto Vincenzo decise di osservarlo per tutto il periodo che fosse ritornato. Dopo tre o quattro giorni l’animale camminava già meglio il che gli faceva pensare che l’acqua poteva curare. Ed in effetti nel giro di altri pochi giorni l’animale era guarito. Questa esperienza vissuta in modo fortuito rimase impressa nella mente del ragazzo che non cessò mai di chiedersi: se l’animale si curò la ferita con l’acqua, perché non possiamo curarci anche noi in questo modo invece di prendere medicine? L’acqua doveva avere un potere non indifferente se l’animale in così poco tempo guarì il suo male. Ci doveva essere un nesso che metteva in moto la dinamica delle reazioni dell’organismo per arrivare a tale risultato. Domanda più che logica che trovò risposta quando dovette curare se stesso, in seguito ad un incidente che ebbe sul lavoro all’età di diciotto anni. Un giorno d’estate il giovane Vincenzo stava caricando il fieno su di un carro trainato da un cavallo che s’imbizzarì facendolo cadere a terra. Il cavallo spinse il carro all’indietro e una ruota passò sopra il torace del giovane procurandogli la rottura delle costole e altre gravi lesioni interne. Fu chiamato un medico della vicina città che, dopo aver visitato l’infortunato, proferì una preoccupante diagnosi: non può salvarsi e se anche succedesse rimarrà invalido. Ma il ragazzo non si demoralizzò e, ricordandosi dell’esperienza del cerbiatto e armato da una grande forza di volontà, facendosi aiutare da sua madre cercò di ricomporre le fratture come prima cosa, poi con l’applicazione di compresse fredde all’inizio ed in seguito con applicazioni di acqua, osservando anche un periodo di digiuno, intraprese la cura che ben presto si evidenziò valida in quanto, dopo ogni applicazione i dolori andavano sempre più scemando. Fiducioso e caparbio, sempre più si convinceva che la lezione appresa anni prima era l’unica cosa che doveva osservare. Riflettendo su quale poteva essere la dinamica curativa, istintivamente suggeriva a sua madre giorno per giorno le applicazioni che doveva praticargli e nel contempo curava anche l’alimentazione, tenendola la più frugale possibile. Come poté alzarsi dal letto, ogni mattino camminò per 5 minuti a piedi scalzi sull’erba bagnata dalla rugiada. Un anno di assidua e costante osservanza di queste pratiche occorse per ridargli la piena salute. Il fatto di questa miracolosa guarigione ottenuta senza l’ausilio del medico e dei farmaci, ebbe grande risonanza fra la gente del vicinato e di tutto il circondario di Friewaldau, che non tardò nel chiedergli aiuto; ciò che con piacere ed entusiasmo cominciò a fare poiché solo così poteva acquisire maggiore esperienza. Scoprì quale era il nesso dell’acqua fredda con la dinamica biofisiologica dell’organismo, che anni prima più volte si era domandato. Capì che la malattia costituiva il processo infiammatorio e congestizio nell’organismo e capì che le tossine del residuo organico dovevano essere eliminate se si voleva guarire. Dedusse quindi che la normalità organica consisteva nell’evitare la congestione e l’infiammazione interna. Il susseguirsi delle guarigioni che Priessnitz andava ottenendo con l’utilizzo dell’acqua fredda, talvolta alternata con l’acqua calda, sempre più attirò ammalati che provenivano dalle più lontani regioni dell’Austria. Tale situazione gli creò l’esigenza di trasformare la sua casa in un ambiente di cura, improvvisando attrezzature che lui stesso ideava e costruiva secondo le necessità. Come è logico, il nome e la fama di Vincenzo Priessnitz incominciarono a dare fastidio all’organizzazione medica e a vari funzionari del luogo, che non tardarono a denunciarlo, tacciandolo di ciarlataneria e di abuso della professione medica. Ma i ripetuti processi ebbero l’effetto contrario, poiché sempre più numerosi erano i malati che ricorrevano a lui. Fu l’equanime senso di giustizia dei giuristi del governo imperiale che, dopo accurata inchiesta, con l’ultimo processo Priessnitz ebbe piena soddisfazione, tant’è che in Grafenberg fu aiutato a istituire un grande sanatorio, costituito da venti case circondate da giardini e prati, il quale venne inaugurato nel 1829-. Per i suoi servigi di grande utilità sociale, Priessnitz ottenne onorificenze pubbliche e dallo stesso imperatore Ferdinando I, fu insignito della medaglia d’oro con fascia al valore civile. Inoltre, sempre per l’interessamento dell’Imperatore stesso, poté vedere coronato il suo sogno con l’istituzione di una cattedra di idroterapia nella stessa Università di Vienna.

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