Mi piace utilizzare questa riuscita metafora di LEV TOLSTOJ in quanto rappresentativa di come a volte, anche in tema di SALUTE e malattia, gli studi (il percorso dell’acqua che aziona il mulino) che si susseguono e portatori in teoria di esclusive novità (o almeno così ci vengono presentati) possano invece rivelarsi viziati o comunque non sempre funzionali rispetto alla mèta che vogliamo raggiungere.

Il risultato sarà quello di allontanarci (in nome del “nuovo”) dal VERO obiettivo, vale a dire quello di vivere per quanto possibile in piena SALUTE.Tolstoj

DELLA VITA

Immaginiamoci un uomo il cui unico mezzo di sussistenza sia un mulino. Quest’uomo è figlio d’un mugnaio e nipote di un mugnaio e per tradizione di famiglia sa perfettamente cosa si debba fare con ogni singola parte del mulino perché il mulino macini bene.
Quest’uomo non sa nulla di meccanica eppure ha sempre saputo coordinare tra loro tutte le singole parti del mulino, così appunto come gli avevano insegnato a fare, in modo che il macinato venisse giù lesto e fosse farina buona; e quest’uomo ha potuto vivere e guadagnarsi il pane.

Ma poi è avvenuto che quest’uomo cominciasse a pensare al meccanismo del mulino e qualcuno gli disse qualcosa di poco chiaro e a proposito della meccanica e lui volle vedere che cosa precisamente si muovesse lì dentro, nel suo mulino, e che cosa lo facesse muovere.

E risalendo così dalla tremoggia alla macina, dalla macina all’albero, dall’albero alla ruota, dalla ruota alle pale, alla diga e all’acqua, giunse alla conclusione che tutto quanto dovesse dipendere dalla diga e dall’acqua.
E l’uomo si rallegrò talmente di questa sua scoperta che invece di controllare la qualità della farina che usciva e di abbassare e alzare le macine e di ferrarle e di tendere e allentare la cinghia, invece di continuare a far tutte queste cose così come appunto aveva sempre fatto, si mise a studiare il fiume e il suo mulino cominciò ad andare in rovina. Gli dissero che sbagliava a far così ma lui rispondeva che no, non sbagliava e continuò a fare ragionamenti riguardo al fiume. E tanti e tali furono quei suoi ragionamenti, e tanti e tali le sue discussioni con coloro che volevano dimostrargli quanto fosse sbagliata quella sua maniera di pensare che finì con il convincersi che il fiume ed il mulino fossero, in realtà, la stessa cosa. Ad ogni tentativo di dimostrargli l’infondatezza dei suoi ragionamenti, questo mugnaio risponderà che nessun mulino macina senza acqua […]

Dal punto di vista della logica i ragionamenti del mugnaio sono incontrovertibili. Non c’è che un modo per trarlo fuori dal suo errore; dimostrargli che in qualunque ragionamento, ciò che conta non è il ragionamento stesso, bensì il posto che il ragionamento occupa ovverossia che per poter pensare in modo fruttuoso è indispensabile sapere a cosa occorra pensare prima e cosa occorra pensare poi; dimostrargli che l’agire secondo ragione si differenzia dall’agire insensato unicamente per il fatto che chi agisce secondo ragione ripartisce i propri ragionamenti in ordine della loro importanza e decide quale ragionamento debba venir per primo, e quale per secondo e per terzo ecc…[…] Bisognerà anche dimostrargli che quest’ordine di successione non è casuale ma dipende dallo scopo per il quale si fanno i ragionamenti medesimi. […] Lo scopo del mugnaio è di ottenere un buon macinato e sarà appunto questo scopo, se egli non lo perderà di vista, a determinare il giusto ordine di successione di tutti i suoi ragionamenti riguardo alla macine, alla ruota, alla diga ed al fiume. […]

La VITA è quel mulino che l’uomo vuole indagare. Di un mulino si ha bisogno per avere buona farina, della vita si ha bisogno unicamente perché sia vita buona. E questo scopo del proprio indagar la vita, l’uomo non può tralasciarlo impunemente neppure per un istante … se l’uomo indaga la vita lo fa unicamente con lo scopo che la vita divenga migliore.

Tratto da: “DELLA VITA” –Lev Tolstoj- Saggi Oscar Mondadori.

 

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