CANCRO: IL LATO OSCURO DELLA “PREVENZIONE SECONDARIA”

CANCRO: IL LATO OSCURO DELLA “PREVENZIONE SECONDARIA”

«Per sovradiagnosi si intende il riscontro in fase di screening di anomalie che soddisfano la definizione patologica del tumore ma che in realtà non lo sono o sono a crescita lenta, e quindi non arriveranno mai a causare sintomi»

SOVRADIAGNOSI E SCREENING ONCOLOGICO: MEDICI INFORMANO POCO PAZIENTI.

I medici informano i loro pazienti sulla possibilità di sovradiagnosi e sovratrattamento derivanti da uno screening oncologico? Si direbbe di no, almeno a giudicare dai risultati descritti in una lettera di ricerca pubblicata su Jama Internal Medicine da Gerd Gigerenzer, ricercatore dell’Istituto Max Planck di Berlino, in Germania.

«Lo screening dei tumori è in grado di produrre grandi benefici in molti tipi di cancro: trovare tempestivamente la neoplasia in agguato ed eliminarla definitivamente in una fase più precoce possibile» esordisce il ricercatore tedesco, puntualizzando però che lo screening ha anche dei punti deboli, tra cui spiccano i possibili danni da eccesso di diagnosi e di trattamento. «Per sovradiagnosi si intende il riscontro il fase di screening di anomalie che soddisfano la definizione patologica del tumore ma che in realtà non lo sono o sono a crescita lenta, e quindi non arriveranno mai a causare sintomi» dice Gigerenzer.

La scontata e involontaria conseguenza della sovradiagnosi è il sovratrattamento, cioè la somministrazione al paziente di chirurgia, chemioterapia o radioterapia che non portano alcun beneficio, ma solo effetti avversi. «Per fare un esempio, ogni 2.000 donne sottoposte a una mammografia di screening nell’arco di 10 anni si evita un decesso per cancro al seno. Allo stesso tempo sono circa 10 le donne che invece ricevono una diagnosi errata di cancro al seno e vengono trattate inutilmente» spiega. «Alla luce di questi dati viene spontaneo chiedersi se i pazienti sono adeguatamente informati dai loro medici della possibilità di sovradiagnosi quando si parla di iniziare o proseguire uno screening per il cancro» Per rispondere i ricercatori hanno condotto un sondaggio online su 317 uomini e donne tra 50 e 69 anni. E i dati raccolti indicano che solo il 9,5% dei partecipanti era stato avvisato del rischio di sovradiagnosi.

«Dai nostri risultati emerge che in fatto di consenso informato allo screening oncologico i medici non soddisfano ancora gli standard dei pazienti» osserva il ricercatore. «La maggioranza di loro voleva informazioni sui danni associati allo screening, che non sono stati forniti, e ha detto che nei casi in cui la sovradiagnosi è confrontabile a quella dello screening del seno o della prostata (uno o più casi per ogni vita salvata) non avrebbe accettato di partecipare allo screening».
22/10/2013

fonti: doctor33 JAMA Intern Med. 2013;173(22)

http://archinte.jamanetwork.com/
article.aspx?articleid=1754987

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